In amore vince chi fugge, mi han detto. E io ci ho creduto.
Ci ho creduto così tanto e così a lungo, che alla fine mi sono dimenticata anche
di me stessa, oltre che dell’amore. Se mai, io abbia saputo cosa fosse. E sono
fuggita, sono fuggita per 10 lunghi anni, estenuanti, faticosi…perché sì, si fa
fatica anche a fuggire, soprattutto quando la valigia è pesante, e a forza di
buttarci dentro sogni infranti e speranze svanite, è diventata un macigno. Lo
stesso macigno che ho avuto sul cuore. Per 10 e dico 10 lunghi anni. Dieci
anni. Sono più di un decimo della vita di una persona, sono tanti dieci anni, e
sono lunghi, infinitamente lunghi. Così lunghi, che a guardarli bene sembra
davvero di aver vissuto sette vite in dieci anni. Sette, quasi più di quelle
che un gatto possa desiderare. E io, l’ho desiderate tutte quelle vite, ad una
ad una, ho messo il naso in ciascuna di esse, mi ci sono avvicinata in punta di
piedi, per poi rimanerci dentro con tutte le scarpe. Poi è finita sempre così,
che a forza di voler cambiare vita,
finivo per cambiare me stessa. Ci entravo così a fondo in quelle vite che poi
finivo per sbucare da un’altra parte, e ogni volta era un orizzonte diverso
quello che si apriva davanti ai miei occhi. Così diverso che non sapevo più
neanche riconoscere un’alba da un tramonto. Ho mischiato la vita si può dire,
come si fa col whisky e la cola, quando a berlo liscio proprio non ce la fai.
Perché si ferma lì sulla gola, e brucia, brucia così forte che non senti più
nulla. E allora ho aggiunto, la cola all’whisky, l’arancia alla vodka, ho
aggiunto sapori e odori alla mia vita, così, per darle un tono. Per prenderla
di petto, quasi a sfidarla. Ho sfidato la vita per dieci anni, e ho sfidato
l’amore. L’ho sfidato così tanto che ne ho perso più di uno, primo tra tutti
quello per me stessa. Ma oggi, all’alba dei trent’anni, e dico trenta, ho
capito. Ho capito che amare è restare. Amare non è sedurre con giochi di
silenzio e speranze inattese, l’amore non è ‘vediamo chi vince’ …e non vince mai
il più forte. A vincere è il più debole, quello che, le proprie debolezze le sa
riconoscere, e le sa accarezzare come uno scrigno prezioso di cui prenderti
cura. Le debolezze, sono i luoghi segreti del cuore, quelli di cui in pochi
hanno la chiave. Sono il giardino segreto dei sogni, delle passioni e l’essenza
delle persone che sanno amare. Ma Amare con la lettera maiuscola, amare di
quell’amore che ti fa mettere il cuore sul tavolo, che ti fa giocare a carte
scoperte. Che non ha paura di fare il cuore a pezzi, perché di pezzi ne ha già
raccolti tanti, e tante volte. E ora sa rimetterli insieme.
MICROCHIPS EMOZIONALI
mercoledì 18 febbraio 2015
IN AMORE VINCE CHI FUGGE
Etichette:
amore,
cuore,
fuga,
trent'anni
Ubicazione:
Milano, Italia
sabato 5 luglio 2014
Questione di peso.
È tutta
una questione di peso.
Il peso
dell’anima, il peso della coscienza, il peso delle immagini dentro e fuori di
me.
Nessuno
si è preso mai la briga di avvertirmi sul peso di un’interiorità ingombrante e
di un’emotività che lascia sempre il segno anche quando ti sforzi di metterci sopra
il bianchetto.
Se
l’avessi saputo mi sarei organizzata con una valigia più grande e un cuore più
leggero. Avrei lasciato indietro pensieri, sguardi, parole non dette, emozioni
non vissute, aspettative mancate.
Se
l’avessi saputo mi sarei presa prima la responsabilità di me stessa, lasciando
agli altri la loro. Ce lo dovremmo ricordare sempre, di non prendere la
responsabilità dei gesti, delle cose e delle emozioni degli altri. Pane al
pane, vino al vino. Ad ognuno il suo.
Insomma
è tutta una questione di peso e di misura. E io di mezze misure non ne ho. Non
ne ho mai avute.
Ubicazione:
Milano, Italia
mercoledì 18 settembre 2013
Escape
Le scelte non sono mai irreversibili mi han detto.
E se lo fossero nel cuore invece? Cosa succederebbe alle nostre vite una volta persa la percezione delle vie di fuga. Io che soffro anche di claustrofobia e non sopporto i luoghi chiusi,come posso immaginare una vita senza vie di fuga? Ultima speranza, ultima spiaggia per chi come me soffre nelle scelte, per chi terrebbe i piedi sempre in mille staffe, per chi come me, non si accontenta di una sola vita ma ne vorrebbe sette, come i gatti. Ma probabilmente neanche quelle basterebbero.
La vita sta nelle scelte mi han detto. E io, che l'ho sempre trovata nelle vie di fuga. Ultimo baluardo di chi come me, le paga forte le scelte. Le paga in notti insonni, e giorni bui come la notte. Le paga in lacrime amare, le paga attaccandosi a brandelli di carne appesi a corpi inermi e ormai morti. Le paga trascinandosi a stento nei giorni senza leve di emergenza ne campanelli di allarme.
Accidenti a me che mi attacco sempre troppo forte e per troppo tempo a quello che non c'è e non sono capace di lasciare andare.
Accidenti al mio cuore, condannato a spandersi a macchia d'olio disegnando ombre che neanche nel test di rorschach le trovi.
Accidenti a chi come me non sa stare nei limiti.
Accidenti a chi come me, non ha mai conosciuti i recinti del cuore e dell'essere. A chi quella porta l'ha sempre cercata, quella delle vie di emergenza, quella di quando ti manca l'aria quando sei dal dottore. Quella che da bambino guardi dal basso in alto e a cui ti vorresti tanto attaccare, perchè in quella casa non ci vuoi stare. Accidenti ai bambini incompresi come me, che volevano solo uscire per non sentire le urla, perchè di urla nel cuore ne avevano sentite già troppe.
Accidenti a quei bambini, che cercano un rifugio, un giardino segreto dei sogni e delle speranze, dove i sospiri diventano sorrisi e le lacrime,gocce di rugiada.
Accidenti a quei bambini mai cresciuti come me, che le pagano in vigliaccheria e falsi sorrisi le non scelte.
Il prezzo da pagare è alto. Il prezzo è la vita stessa.
Le scelte sono sempre irreversibili, lo sono nel cuore. Lo sono negli occhi, nella pelle, nel profumo dei giorni passati. Le scelte ti si appiccicano addosso come la cera sciolta di una candela che brucia nel tempo che passa. Sono il confine tra passato e futuro, sono il limbo tra inferno e paradiso, sono il purgatorio dei credenti e l'inferno dei peccatori, sono quello che tu vuoi che siano. La salvezza o il martirio, la luce o l'ombra.
E allora, se Io sono il contenitore e le scelte il contenuto, è ora di tornare a riempirlo quel vaso senza aspettare che qualcosa ci caschi dentro per caso, un sorriso, un bacio, un addio, un abbraccio.
E allora potrò dire Grazie a me e alle mie scelte. e riprendere il viaggio, senza vie di fuga.
E se lo fossero nel cuore invece? Cosa succederebbe alle nostre vite una volta persa la percezione delle vie di fuga. Io che soffro anche di claustrofobia e non sopporto i luoghi chiusi,come posso immaginare una vita senza vie di fuga? Ultima speranza, ultima spiaggia per chi come me soffre nelle scelte, per chi terrebbe i piedi sempre in mille staffe, per chi come me, non si accontenta di una sola vita ma ne vorrebbe sette, come i gatti. Ma probabilmente neanche quelle basterebbero.
La vita sta nelle scelte mi han detto. E io, che l'ho sempre trovata nelle vie di fuga. Ultimo baluardo di chi come me, le paga forte le scelte. Le paga in notti insonni, e giorni bui come la notte. Le paga in lacrime amare, le paga attaccandosi a brandelli di carne appesi a corpi inermi e ormai morti. Le paga trascinandosi a stento nei giorni senza leve di emergenza ne campanelli di allarme.
Accidenti a me che mi attacco sempre troppo forte e per troppo tempo a quello che non c'è e non sono capace di lasciare andare.
Accidenti al mio cuore, condannato a spandersi a macchia d'olio disegnando ombre che neanche nel test di rorschach le trovi.
Accidenti a chi come me non sa stare nei limiti.
Accidenti a chi come me, non ha mai conosciuti i recinti del cuore e dell'essere. A chi quella porta l'ha sempre cercata, quella delle vie di emergenza, quella di quando ti manca l'aria quando sei dal dottore. Quella che da bambino guardi dal basso in alto e a cui ti vorresti tanto attaccare, perchè in quella casa non ci vuoi stare. Accidenti ai bambini incompresi come me, che volevano solo uscire per non sentire le urla, perchè di urla nel cuore ne avevano sentite già troppe.
Accidenti a quei bambini, che cercano un rifugio, un giardino segreto dei sogni e delle speranze, dove i sospiri diventano sorrisi e le lacrime,gocce di rugiada.
Accidenti a quei bambini mai cresciuti come me, che le pagano in vigliaccheria e falsi sorrisi le non scelte.
Il prezzo da pagare è alto. Il prezzo è la vita stessa.
Le scelte sono sempre irreversibili, lo sono nel cuore. Lo sono negli occhi, nella pelle, nel profumo dei giorni passati. Le scelte ti si appiccicano addosso come la cera sciolta di una candela che brucia nel tempo che passa. Sono il confine tra passato e futuro, sono il limbo tra inferno e paradiso, sono il purgatorio dei credenti e l'inferno dei peccatori, sono quello che tu vuoi che siano. La salvezza o il martirio, la luce o l'ombra.
E allora, se Io sono il contenitore e le scelte il contenuto, è ora di tornare a riempirlo quel vaso senza aspettare che qualcosa ci caschi dentro per caso, un sorriso, un bacio, un addio, un abbraccio.
E allora potrò dire Grazie a me e alle mie scelte. e riprendere il viaggio, senza vie di fuga.
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paure,
reversibilità,
scelte
lunedì 16 settembre 2013
TIME TO GO
Voglia di andare,partire, restare.
Strano mese quelle di Settembre, con la sua malinconia per l'estate ormai alle spalle e quel fermento di chi sta per partire o ri-partire.
è un'altalena di sentimenti contrastanti, una danza tra il volere potere dovere.
Volevo, potevo, dovevo..ora ricordo.
Ricordo quando con Settembre per mano, Agosto mi dava un calcio e Ottobre mi tendeva la mano. Era bello volere, era bello potere. Stavo titubante con un piede sulla porta e la valigia in mano, la calda luce dell'autunno mi chiamava..e timida e tremante mi affacciavo. Un piccolo passo, una lacrima sul viso ed ero già avvolta nel caldo abbraccio di un maglione di lana e sorridente camminavo per strada, tra i caminetti accessi e le foglie cadenti.
Settembre è la fiducia, settembre è la speranza. è un passo verso l'ignoto. Settembre è un viaggio a Parigi, è una passeggiata lungo la Senna, è lo shopping sulle Quinta e una corsa a Central Park. Settembre è amore, amore per la vita.
é la ripresa di tutto quello che avevi messo in attesa. Anche quando quell'attesa è durata anni. E quel settembre arriva per tutti prima o poi. Arriva quando meno te lo aspetti, come un "Bentornato" quando avresti giurato di essertene andato per sempre.
Ci sono partenze necessarie e altrettanti necessari ritorni. Come non esiste la notte senza il giorno, non esiste partenza senza ritorno. Ogni addio è soltanto un arrivederci travestito da morte. La morte che ogni cuore si porta dietro ogni volta che si allontana da se stesso. La distanza cambia la prospettiva ma non l'essenza, quella resta. E a volte è proprio la distanza ad essere necessaria per vedere l'essenza, ma a volte ciò che si scopre è soltanto l'assenza. L'assenza di te, degli altri, del cuore e del coraggio. Ed è proprio il coraggio che spesso ci manca, il coraggio di salvarci da soli, perchè nessuno può salvarti tranne che te stesso..e tu, sei degno di essere salvato.
Strano mese quelle di Settembre, con la sua malinconia per l'estate ormai alle spalle e quel fermento di chi sta per partire o ri-partire.
è un'altalena di sentimenti contrastanti, una danza tra il volere potere dovere.
Volevo, potevo, dovevo..ora ricordo.
Ricordo quando con Settembre per mano, Agosto mi dava un calcio e Ottobre mi tendeva la mano. Era bello volere, era bello potere. Stavo titubante con un piede sulla porta e la valigia in mano, la calda luce dell'autunno mi chiamava..e timida e tremante mi affacciavo. Un piccolo passo, una lacrima sul viso ed ero già avvolta nel caldo abbraccio di un maglione di lana e sorridente camminavo per strada, tra i caminetti accessi e le foglie cadenti.
Settembre è la fiducia, settembre è la speranza. è un passo verso l'ignoto. Settembre è un viaggio a Parigi, è una passeggiata lungo la Senna, è lo shopping sulle Quinta e una corsa a Central Park. Settembre è amore, amore per la vita.
é la ripresa di tutto quello che avevi messo in attesa. Anche quando quell'attesa è durata anni. E quel settembre arriva per tutti prima o poi. Arriva quando meno te lo aspetti, come un "Bentornato" quando avresti giurato di essertene andato per sempre.
Ci sono partenze necessarie e altrettanti necessari ritorni. Come non esiste la notte senza il giorno, non esiste partenza senza ritorno. Ogni addio è soltanto un arrivederci travestito da morte. La morte che ogni cuore si porta dietro ogni volta che si allontana da se stesso. La distanza cambia la prospettiva ma non l'essenza, quella resta. E a volte è proprio la distanza ad essere necessaria per vedere l'essenza, ma a volte ciò che si scopre è soltanto l'assenza. L'assenza di te, degli altri, del cuore e del coraggio. Ed è proprio il coraggio che spesso ci manca, il coraggio di salvarci da soli, perchè nessuno può salvarti tranne che te stesso..e tu, sei degno di essere salvato.
giovedì 22 marzo 2012
POST-IT
dovrei cominciare ad appiccicare dei post-it per casa.
mangia.
sii superiore.
sorridi.
paga l’affitto.
respira.
andrà tutto bene.
mangia.
sorridi. sei figa.
non bere troppo.
respira.
sii superiore.
flirta anche coi sassi.
fai la spesa.
non guardare gli estratti conti (vabè, ogni tanto guardali.)
sii superiore.
non bere troppo.
mangia.
iscriviti in piscina.
sorridi.
non stare gobba.
il machete è nel solito cassetto, quando ti sarai stancata di essere superiore.
lunedì 27 febbraio 2012
Il velo di Maya
le accarezzava la pelle, era nuda.
La maschera sciolta, ai piedi e lei vestita solo del suo odore.
Ogni banalità era lasciata al caso e il caso fece la sua parte.
Vergine il suo cuore di fronte al silenzio color porpora,
vergini i suoi pensieri di fronte a chi li ha saputi penetrare.
E l’Idea le accarezzava la mente, e le copriva gli occhi come un velo di Maya.
Favole...
Racconto favole su di te che ascolti così preziosamente
Sei un fiore insano tu che si guarda con occhi porpora
Corregimi se tutto questo è debole
Quello che fai non crea più attenzione
Non coinvolge
Questo non è reale
Confronto le idee ed accendo le stelle
C'è un cristo che sanguina e ci guarda con rabbia
E' come sai tu sei per me colpevole
Quello che fai non crea più attenzione
Non coinvolge
L'aggressività non mi avrà
Confonde le idee ed affetta la gente
C'è un dio che sanguina, che sanguina
E credo di essere anormale, ebbene non lo so
Mi vedi? Temi? Credi io ti userò?
Sei un fiore insano tu che si guarda con occhi porpora
Corregimi se tutto questo è debole
Quello che fai non crea più attenzione
Non coinvolge
Questo non è reale
Confronto le idee ed accendo le stelle
C'è un cristo che sanguina e ci guarda con rabbia
E' come sai tu sei per me colpevole
Quello che fai non crea più attenzione
Non coinvolge
L'aggressività non mi avrà
Confonde le idee ed affetta la gente
C'è un dio che sanguina, che sanguina
E credo di essere anormale, ebbene non lo so
Mi vedi? Temi? Credi io ti userò?
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